scrivendo quello che penso, solitamente senza presunzioni, presupposti o supposti

Marzo 31, 2025

Shoot All Billionaires in the Head. Un esperimento mentale economico

Filed under: Uncategorized — E @ 11:15 pm

For Aristotle, poverty is bad, but so is massive wealth; what’s needed for a virtuous life is located at the golden mean.

The solution is the Destroying Greed, Advancing Freedom (DGAF) act. Under this new legislation, we shoot all billionaires in the head and confiscate their wealth for the public good. The proposal is one large-caliber bullet for each billion dollars of wealth. This solves all the problems laid out above: billionaires can give back or get shot. Let me lay out the details in Q&A format.

Question: Why a billion?

Answer: It is a natural Schelling Point. Plus it still allows people to get stupendously, inconceivably wealthy, thereby forestalling the predictable but stupid argument that no one will be motivated to succeed unless they can be rich.

Question: How fast will this be implemented? Won’t there be any grace time?

Answer: Of course there will be fair grace time. Billionaires will have one week to divest themselves of all cash, securities, property, business holdings, yachts, art, and anything else that brings their net worth to over $1 billion US dollars. If they fail, they get shot in the head. Furthermore, because of the Fraud Undermining (FU) codicil, billionaires cannot give their money to anyone related by blood, marriage, or law. Many options remain: they could spread it around their employees, give it to a cancer charity, endow food banks, build a hospital, university, library, or museum, etc.

Question: Won’t the billionaires simply lower their personal wealth to $999,999,999?

Answer: They might, but it’s a risky strategy. With that much money, their interest at 5% is $50 million a year, or about $100 per minute. It’s basically a torrent of free money pouring in, putting them over the cap immediately. Plus a bull stock market or surge in the art market and suddenly they are over the limit. Since that leads to getting shot in the head, it’s probably safer to stay well below a billion.

Question: What’s the plan for the money after we shoot noncompliant billionaires in the head?

Answer: Excellent question. Under DGAF, half of their estate in excess of one billion will be used by the US Treasury to lower the budget deficit. The other half will be put into a trust. All US taxpayers will be entered into a lottery with 100,000 winners. This is the seating capacity of the largest sports stadiums. Like the Super Bowl, the selected stadium will rotate around the country so everyone can enjoy. All lottery winners will report to whatever stadium is picked to witness the billionaire getting shot in the head. Afterwards all the money in the trust will be equally divided among the attendees. We expect a party atmosphere, with t-shirts, souvenir cups, overpriced hot dogs, and other merch for sale. As Nietzsche wrote, “in punishment there is so much that is festive.”

 

https://hilariusbookbinder.substack.com/p/shoot-all-billionaires-in-the-head

I filosofi usano le sostanze

Filed under: Uncategorized — E @ 5:30 am

Quando parliamo di oggetti o entità solitamente facciamo uso dei loro modi di essere. Quando mi piace una ragazza posso dire che è per via del suo modo di essere. Sì, è romantico, ma dice tutto e niente perché il modo di essere è funzione di molte cose. Magari è perché è bella o perché è simpatica o per gli occhi belli che lei vanta– può essere per tutti e tre i motivi ma non sarebbe lo stesso modo d’essere se aggiungiamo che preferisce il rosso al verde o altre cose.

Inoltre, il modo di essere non è sempre funzione intrinseca della realtà ‘esterna’: gli snob illuministi dei teatri e dei saloni europei dicevano che la «raison d’être» di Don Juan fosse le donne. Significa che nel 1600/1700 un ragazzo sciupa-uomini sarebbe stato il prossimo impiccato mentre un donnaiolo sarebbe stato un eroe della letteratura spagnola, un uomo scontroso coi costumi divini e umani e occasionalmente pentito (secondo certe tradizioni letterarie) o altre cose del genere; ma tutto questo è un fatto di valori, un modo di essere determinato pragmaticamente, perché fuori dall’Europa magari poteva valere il contrario, ovvero Don Juan se amante di uomini e cappio se di donne. Diciamo che il ruolo di Don Juan nella letteratura era la conquista romantica, la sua funzione: quella che i filosofi antichisti chiamano virtù prestazionale. Quindi il modo d’essere di Don Juan è l’essere conquistatore, anche se «l’essere conquistatore» non possiamo toccarlo con le mani, scrutarlo con gli occhi, udirlo, eccetera.

Come ben sappiamo, ai filosofi non piace tutta questa pluriformità. O meglio, la gradiscono quando è risultato della nostra realtà ma se parliamo della struttura della realtà allora non l’accettano. Deve esserci qualche principio che ci consente di descrivere un’entità in modo soddisfacente, considerevolmente di tutte le cose che possono impattare su di essa. Di fatto, è importantissimo circoscrivere la struttura di un’entità, perché altrimenti saremmo impossibilitati nel parlare come riusciamo a fare: invece di “ragazza bella” dovrei dire che si chiama Tizia o Caia, che ha gli occhi di un colore, che è così e cosà ma non così o cosà, descrivendola fino all’ultima particella. E se fosse così allora cosa sarebbe Don Juan? Se non lo circoscriviamo in qualche modo allora mandiamo tutti i letterati a fare la gavetta perché il loro parere è completamente inutile: Don Juan non esiste perché non è fisicamente concreto e dunque quello che dici su Don Juan è indubbiamente falso.

Fortunatamente non è così. D’altronde, se mandiamo i letterati a fare la gavetta per questo allora i filosofi li dobbiamo massacrare.  Perché dobbiamo? Perché, al contrario, mentre i letterati asseriscono sulla fonte delle loro asserzioni (la narrazione di persone, una opera letteraria…), i filosofi asseriscono sulla realtà partendo da un modello astratto di essa: significa che si parte da un modello approssimativo. Non credo di aver detto qualcosa di fuorviante, gli unici obiettori all’approssimatezza dell’astrazione sono i filosofi idealisti, che credono alla realtà puramente come prodotto dell’intelletto (i non-realisti).

In questo caso,  l’astrazione che riguarda Don Juan e la ragazza bella è denominata con vari termini d’arte. Alcuni dicono «sostanza» mentre altri cantano «entità strutturata»: “sostanza” ha un ricalco aristotelico-tomistico e si riferiva a qualcosa che esisteva in sé stesso e non in qualcos’altro (ovvero non esisteva accidentalmente). D’altra parte invece “entità strutturata” sembra avere una connotazione più laica. Non posso dissertare sulla terminologia perché non ho letto abbastanza a riguardo, ma direi che “sostanza” ha una connotazione ontologica, mentre “entità strutturata” è per la metafisica pura e dura. In questo senso allora le sostanze sono delle entità strutturate. Esistono altre entità strutturate, come gli artefatti (il mio computer), le proposizioni (che sono nella mia mente, ma non secondo tutti) o gli stati di cose che danno verità alle proposizioni (ma non secondo tutti). Esistono anche entità astratte che fanno tremare le mani ai metafisici, come i quadrati rotondi (forse), gli eventi (quasi sicuramente) e Dio (ma non lo verificheremo mai veramente e saremmo già tanto fortunati se potessimo saperlo dopo la morte), e anche queste sono strutturate. Quindi esistono strutture e strutture: strutture per entità composte o meno, astratte o concrete, eccetera. Una struttura è uno schema concettuale prodotto dall’analisi di una entità, ossia qualcosa secondo un certo grado di particolarità.

Il primo accorgimento è che, analizzando la struttura di una entità composta, si individuano delle parti ordinate secondo un criterio di ordinamento, e le parti si identificano con la struttura in virtù di questo criterio: una falciatrice ha le lame prossime alla superficie inferiore, il motore è collegato alle lame, eccetera. Se andiamo dal Sole verso la Terra allora l’entità falciatrice sarà correttamente ordinata, con le maniglie che precedono le lame e così via. Ma le parti possono anche ripetersi: una automobile ha quattro ruote, le ruote hanno più bulloni. Se le ruote hanno questi bulloni allora l’automobile è una entità stratificata: le ruote sono direttamente parziali all’automobile, ma senza i bulloni non ci sono le ruote, quindi i bulloni partecipano a quella struttura indirettamente. Se appartengono indirettamente, allora fanno parte della stessa struttura ma non del medesimo strato. Significa che la struttura dell’entità è composta in strati di parti ripetute di più o meno.

Tuttavia, c’è una sottile imprecisione. Se pensiamo di poter analizzare tutto con tali termini strutturali allora siamo costretti a divergere rapidamente dalla realtà normale. Ti ricordi quello che avevo detto su Don Juan? Ti sto spiegando questa roba quindi non pensare di esser ancora salvo. Dobbiamo salvare i letterati e i filosofi e se stai capendo questa roba allora sei un filosofo, altrimenti sei un letterato, non hai scampo. Le strutture godono del concetto di ruolo, i ruoli si trovano quasi sempre quando si analizzano gli artefatti perché solitamente ogni parte di un artefatto ingegnerizzato è stata inclusa nella produzione di esso al fine di svolgere una funzione specifica e di conseguenza la riconosciamo nella nostra analisi strutturale. Ad esempio, quegli agglomerati rotondi di gomma che troviamo sotto le auto si chiamano «ruote» perché il loro ruotare sulle vari superfici permette il movimento a quello che c’è sopra: le ruote fanno parte della struttura dell’automobile per via del ruolo che giocano nell’entità composta. Anzi, c’è un filosofo (Kit Fine) che dice che gli altri tre aspetti caratteristici delle entità (ordine, ripetizione e stratificazione delle parti) riguardano primariamente i ruoli strutturali e non le entità che ricoprono tali ruoli, nel senso che senza i ruoli non esisterebbero le strutture. Significa, magari, che ordine, ripetizione e stratificazione fanno parte delle strutture metafisiche solamente perché possiamo “liquidarli” in modi diversi, e quindi perché assumono ruoli diversi? Allora le strutture metafisiche sarebbero completamente riducibili a ruoli, sotto-ruoli e così via (Fine non dice questo, è un mio pensiero). Stiamo introducendo qualcosa di concettualmente pericoloso per il nostro bel schema, ma il concetto di ruolo è indispensabile per dare ordine alla realtà. Ad esempio, riconduciamo una somiglianza di famiglia tra i veicoli e le automobili perché svolgono lo stesso ruolo, ma il concetto di veicolo è più generale, benché abbia sempre a che fare con lo spostamento di cose tramite i principi della meccanica. Quando voglio testare la sicurezza di un sistema informatico, ci smanetto: cerco di rompere qualcosa. In base a come e cosa rompo, riesco a dissezionarlo tramite l’ingegneria inversa dei ruoli, perché una cosa si rompe quando una delle sue parti non svolge la sua funzione. Funzionasse così la vita in generale, magari…

Sulle strutture devo dire alcune nozioni ulteriori che non posso snocciolare con dovere opportuno, altrimenti vi dovrei spiegare anche cosa è la mereologia e altri tanti smazzi. I filosofi sono d’accordo sul principio dell’estensionalità delle parti proprie, che dice che due entità composte sono identiche se e solo se hanno le stesse parti proprie. Se questo è vero, allora la struttura di un’entità non determinerà mai la sua identità rispetto ad altro, né i suoi criteri di esistenza. Ma dipende tutto dalla posizione mereologica che si difende: nel caso nel nichilismo mereologico non esistono composti; per l’universalista, invece, qualsiasi pluralità di entità genera un composto. In entrambi i casi, la struttura non incide sul criterio di esistenza, che è invece delegato al problema della composizione mereologica. Chi vuole far emergere dalla struttura stessa una entità invece di un’altra, o deve difendere una forma di restrizionismo mereologico o deve rifiutare l’estensionalità delle parti proprie. Per via di tutto questo, gli universalisti impiegano le strutture per studiare le entità, i restrizionisti le usano per prescrivere la loro metafisica, i nichilisti sono costretti a non riconoscere la loro utilità: niente ha parti proprie quindi niente è organizzato secondo ordini di parti. A loro servirebbe una revisione radicale delle strutture.

 

Come si può intuire, le strutture definiscono i generi degli individui che fanno parte della realtà (le entità strutturate). Tutte le falciatrici hanno la struttura della falciatrice, e i gatti quella del gatto. Ora bisogna fare un salto di qualità, perché vi devo spiegare come due entità strutturate possano condividere la stessa struttura senza essere identiche. I metafisici aristotelici trattano queste entità variegate come sostanze, secondo ilemorfismo. L’etimologia del termine «ilemorfismo» si riconduce alla legna (quindi alla materia) e alla forma. La forma ora noi la intendiamo come abbiamo parlato delle entità strutturate. Esistono forme teleologiche, che si riconoscono in termini di ruoli strutturali, e forme strutturali, che invece si riconoscono con l’organizzazione delle parti. Ma il problema delle sostanze e delle entità strutturate è che la forma può essere vista come una parte speciale: ad esempio, la forma dell’automobile è nella relazione con lo sterzo di assegnare un certo ruolo nell’automobile, e la parte formale è in analoghe relazioni con tutte le altre parti rimanenti dell’automobile. Allora si manifesta l’esigenza di spiegare il complesso di relazioni che connette la forma specificatamente alle parti rimanenti: non riusciamo ad individuare definitivamente il principio formale dell’automobile e rischiamo di moltiplicare la quantità di forme speciali dell’automobile stessa; lo sterzo è così perché le ruote sono così e perché il telaio è cosà e così via per qualsiasi altra parte dell’auto, sviluppando una rete infinita di relazioni inutili, sempre tra lo sterzo e qualsiasi altra parte propria; dopo aver stabilito le relazioni tra lo sterzo e le altre parti, introduciamo una altra parte alla struttura tale da giustificare il nesso tra la forma e le altre parti, una meta-forma, ma dovremmo ripetere lo stesso procedimento per la meta-forma, e così via all’infinito, trivializzando la struttura interna dell’entità. Gli sviluppi recenti consistono nel negare l’appartenenza della forma alla sostanza e definirla proprio tramite un modello di quella rete relazionale che ho appena accennato. È per questo che Kit Fine introduce alla struttura i ruoli istanziati internamente. Invece, alcuni aristotelici dicono che la forma è un principio di unità immanente e non una parte della sostanza in primis.

Nell’ilemorfismo contemporaneo si parla raramente di materia: la si identifica con le parti proprie che organizziamo. Ma c’è da segnalare che esistono degli ontologisti che studiano la «materia non contabile»: l’acqua, l’aria, il sale e altre cose del genere. Questo campo di ricerca si chiama stuff ontology. Inoltre, c’è un filosofo, Theodore Sider, che pone il metodo strutturale al centro della metafisica – è la cosiddetta svolta iper-intensionale o post-modale. Riguardo questo, si consiglia la lettura di The Tools of Metaphysics and the Metaphysics of Science, Oxford University Press 2020.

 

Mi dispiace ma non riesco a spiegarlo meglio, magari tra qualche giorno ci riuscirò.

Intanto, ho scritto questo. 31 marzo, ore 0506.

Ringraziamenti a Don Juan e alla bella ragazza, ma soprattutto a chi ha letto pazientemente questo abominio.

 

E

Marzo 30, 2025

Nemmeno a provarci…

Filed under: Uncategorized — E @ 11:47 pm

Seneca. La brevità della vita

Filed under: Uncategorized — E @ 1:00 am

Marzo 28, 2025

I numeri

Filed under: Uncategorized — E @ 4:17 pm

https://m.cronachemaceratesi.it/2025/03/27/intruso-allistituto-agrario-scrive-numeri-alla-lavagna-e-fugge/1944290/

Marzo 27, 2025

Per tutte le persone coi piedi per terra

Filed under: Uncategorized — E @ 4:23 pm

Parole, oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica. Achille C. Varzi. Carocci

 

23andMe files for bankruptcy, customers advised to delete DNA data

Filed under: Uncategorized — E @ 3:00 pm

California-based genetic testing provider 23andMe has filed for Chapter 11 bankruptcy and plans to sell its assets following years of financial struggles.

23andMe has been providing direct-to-consumer DNA testing services since November 2007 to customers who send a saliva sample and receive a report on their ancestry and genetic predispositions. Since then, 23andMe has sold over 15 million DNA testing kits.

https://www.bleepingcomputer.com/news/security/23andme-files-for-bankruptcy-customers-advised-to-delete-dna-data/

https://arstechnica.com/science/2025/03/genetic-testing-company-23andme-declares-bankruptcy/

 

E dove finiranno i dati? Nelle mani del miglior offerente

Marzo 26, 2025

Scientometria filosofica

Filed under: Uncategorized — E @ 7:38 pm

L’Internet Philosophy Ontology Project (InPHO) è un progetto di scientometria dei campi di ricerca filosofici. L’approccio coniato dai progettisti dell’InPHO è quello dell’ontologia dinamica (dynamic ontology): partendo dai metadati di varie enciclopedie filosofiche autorevoli (come quelle delle univ. di Stanford e Tennessee SEP/IEP) si costruisce una ontologia formale il cui dominio è quello dei vari “oggetti filosofici”. Questo sempre con informazioni quantitative: per questo si usano i metadati invece dei contenuti estesi (o almeno come ho capito io). Dopo aver costruito l’ontologia formale del dibattito filosofico la si aumenta con vari sistemi più o meno automatizzati, rendendola dinamica, questi sono i vari modi:

  1. data mining, natural language processing: si generano -tramite l’elaborazione e analisi del linguaggio- delle ipotetiche correlazioni statistiche tra le varie discipline filosofiche
  2. revisione: le ipotesi sono valutate sistematicamente da vari esperti di dominio
  3. machine reasoning: l’ontologia viene automaticamente “popolata” tramite il feedback degli esperti e la statistica impiegata

 

Mathias Niepert, Cameron Buckner, and Colin Allen. 2007. A dynamic ontology for a dynamic reference work. In Proceedings of the 7th ACM/IEEE-CS joint conference on Digital libraries (JCDL ’07). Association for Computing Machinery, New York, NY, USA, 288–297. https://doi.org/10.1145/1255175.1255230

 

Tramite questo si ottiene una tassonomia dinamica della filosofia

https://www.inphoproject.org/

Marzo 24, 2025

Pragmatismo

Filed under: Uncategorized — E @ 9:41 pm

La filosofia teoretica, i blog e il prof di cinese

Filed under: Uncategorized — E @ 7:13 am

OK. spiego la situazione. Oggi mi sono alzato alle dieci di mattina ma non esattamente perché poi ho chiuso gli occhi e quando li ho riaperti erano le ore quindici. Pazienza, è domenica. Però sono quattro giorni (e ora cinque) che non riesco a dormire prima delle tre di notte. Sto provando le possibili soluzioni: se la tapparella è completamente socchiusa allora dormo bene, ma non riesco nemmeno a capire quando mi sveglio o se sono sveglio o se sono morto; se la abbasso parzialmente allora non dormo presto, perché a Torino c’è più luce di notte che giorno a causa di questi mitici lampioni che alle 0317 illuminano la strada a vari tizi provenienti da piazza Vittorio, imbevuti – nelle serate più tranquille – talmente tanto di alcool denaturato che se vanno al mcdonald’s di Palazzo Nuovo potrebbero vomitarci dentro e sgrassare tranquillamente il lerciume più orrido mai visto su un pavimento, tale che ci studiano i batteri bio-resistenti su quel pavimento. E inoltre mi sveglio prima a causa della luce. Se non si è capito le tapparelle parziali sono fuori considerazione e quel mcdonald’s mi fa schifo. Poi camomille, tisane, valeriane sono fuori – anzi, la valeriana mi ha svegliato pure. La melatonina funzionava e metteva KO ma dopo un poco anche quella è diventata inutile. Allora va bene così, oggi si prova una nuova variante, niente calmanti e serranda alzata completamente. In questo modo, anche se dormo tardi mi sveglio relativamente presto.

Ad aprile c’è la sessione di recupero, e i miei recuperi sono Logica e Filosofia teoretica. Logica è scontata: solamente qualche imprecisione da aggiustare, il lavoro doveroso è su Filosofia teoretica, da 12 CFU. Il mio corso è improntato sull’ontologia contemporanea e sul pragmatismo, nonostante essendo al primo anno di triennale. È il corso A. Il corso B è improntato su… non l’ho capito bene:

“Benjamin contra Heidegger, dunque. La contrapposizione dei due autori ci consente di fare il punto su alcuni gesti fondamentali della vita e della filosofia: fissare, salvare, lasciare andare. In sede di presentazione teorica sarà esaminata la proposta filosofica di Ugo Perone circa il nesso di memoria, storia e ontologia. Tale proposta fornirà un aiuto concreto per orientarsi «in quel lungo viaggio di resistenza che è la storia».”

Accattivante, ma al primo anno di Filosofia, tre storici ma frammentari come Heidegger, Nietzsche, Benjamin? L’esame scritto col testo preparato da casa, e con le opere sotto consentite alla prova? Per me finisce che in un ora al massimo componi l’ermeneutica del sigillo del Grana Padano DOP. Ma probabilmente non è come dico io, e comunque è solamente la mia impressione. Se ti ho offeso allora chiedo perdono, ma d’altronde puoi anche chiudere il sito web. È tranqua.

Tornando alla roba di mio interesse. Il primo modulo ha una monografia, curata dalla prof.ssa e ovviamente venduta dalla Carocci a 50 euro. Quando ho detto che era solo sull’ontologia ho mentito: i capitoli da studiare sono quelli sulla ontologia, epistemologia, filosofia della mente e sull’estetica. Il primo capitolo è palesemente accorciato, e su questo ci torno dopo. Il secondo è inversamente devastante rispetto al primo: possiede la stessa sintesi ma per questo è schematizzato asetticamente, cosa che non si esperisce leggendo direttamente la letteratura primaria. Il terzo è interessante e stranamente anche scritto bene. Il quarto (sull’estetica) mi ha confuso: sono circa 70-80 pagine, tuttavia hanno una densità bibliografica tremenda. Se non è citato perifericamente un filosofo allora viene menzionata una opera d’arte, e io che diamine ricordo di arte ormai! A malapena, le opere d’arte che mi ritornano sono il cristiano disegnato con quattro braccia e gambe, la statua dell’atleta che tira il disco (che classicista che sono) e la donna nuda sul mare. Vedo questo malloppo intenso di critica dell’arte, ricordo che la prof che appura l’esame è una filosofa dell’arte e penso che va bene così, mi leggo una monografia che è più lunga ma meno densa. Scelgo Il primo libro di estetica di Pinotti, editore Einaudi. Ci sono tutti i concetti, c’è solo un problema: è più lungo, quindi cita persino più opere. Ma va bene così, inoltre è interessante, credo di averne letto la metà in un giorno, mi ha lasciato molto sulla filosofia dell’arte. È un successo.
Come accennato prima, invece, la monografia che oggi ha rimpiazzato il capitolo di ontologia è  Parole, oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica di Achille Varzi. Lui l’ho conosciuto in persona, quando stavo ancora al liceo. Varzi insegna al Columbia ed è logorroico quando ha l’opportunità di parlare in italiano (ammesso da lui stesso), probabilmente perché non ha un blog pazzo come il mio dove potrebbe  tirare i peggio periodi insensati nello sciacquone.  Si occupa di mereologia e di tutto quello che ha a che fare con entità negative come i buchi, le omissioni o come tutte le mancate scelte giuste che dovrei aver compiuto durante la mia vita fino ad adesso, incluso il continuare a scrivere qui invece di chiudere gli occhi. Siccome parliamo di entità ed eventi negativi vi tiro un anche un controfattuale: senza Varzi i filosofi italiani sarebbero indubbiamente stati dei dinosauri per molto più tempo, perché è lui che ha sdoganato e tradotto maggior parte del dibattito contemporaneo in Italia. Se ricordo, è cugino di secondo grado a un pilota omonimo, che morì in pista. È certamente interessante.

Iniziai il libro ieri. Ha una copertina gialla, come molte monografie nuove della Carocci, avevo spaginato al liceo una edizione vecchia, fisicamente più larga, meno alta e che indossava una copertina di colore diverso (blu scuro). Oggi ho continuato, ho staccato il cellulare e l’ho lasciato in camera, sotto una felpa nell’armadio. (Se studio è importante che lo nasconda sotto i vestiti, se lo lascio spento sulla scrivania non è la stessa cosa, mandami pure al manicomio ma è così.) Sono state tre o quattro ore di lettura troppo leggere, non va bene, bisogna ingranare, passano due settimane e mi ritrovo davanti alla prof.ssa che mi chiede tutta questa roba, chissà cosa si aspetta, all’appello si sono iscritti solamente in otto. Ho notato rapidamente la repentina curva di difficoltà della lettura: i primi due capitoli sono facili, quasi eccessivamente verbosi. Ma al terzo inizia a spiegare la trope theory e poi inizia il diverbio sull’identità tra eventi. Si inizia molto velocemente ad analizzare le teorie metafisiche tramite enunciati esemplari, tanto che se esiste ancora la tomba di Giulio Cesare, allora vi dico che ogni metafisico analitico dovrebbe andarci in pellegrinaggio almeno una volta nella vita come gli islamici fanno alla Mecca: perché se Bruto non avesse pugnalato quel povero disgraziato allora questi dannati (Quine, Davidson & cara compagnia) non avrebbero fatto una lira di metafisica per anni!!

Finita la spinta del quinto caffè smetto di leggere, anche dalla stanchezza che la moka porta col ripetitivo ciclo svuota-riempi-aspetta10mindavantifornello. Dopo cena, sapendo che non sarei andato a dormire presto, invece di cazzeggiare col cellulare decido di continuare a leggere, ma stavolta invece del caffè prendo una Moretti, quella buona filtrata a freddo, era premeditato: avevo impostato il frigo a sette (tanto di notte anche se lo setti a 1 fa sempre più rumore del motore rotativo di una mazda rx 7) e ci avevo messo pure il bicchiere dentro. La birra è stata utile, perché comunque non avrei completamente afferrato tutto il dibattito – ampiamente illustrato dialetticamente – tra i filosofi A e B, anonimi, spietati punitori insolenti delle mie meningi. Meningi non totalmente attive, vista l’ora che si era fatta. Però a forza di guardare le pagine credo di aver capito il nucleo dell’argomento. Il legame tra semantica, intensionalità e metafisica. Poi, se all’esame incalzerà troppo e non saprò meglio, mi spiegherò ulteriormente a lume di naso, sventolando le mani all’aria: è proprio quello che i filosofi fanno quando non hanno altre alternative convenienti.

Il colpo da KO è stato quando Varzi, parlando delle conseguenze semantiche dell’identità tra due eventi (o oggetti), narra uno scenario in cui c’è un tizio che fa cadere il suo panino al prosciutto. L’amico del tizio assiste all’incidente e lo consola dicendogli:

– “Dai, il panino poi non è così grave”

– “L’incidente non si è nemmeno sporcato”

– “Stamane l’incidente era nel frigorifero”

Allora avevo capito di aver capito perché sono quasi scoppiato a ridere, alle due di notte in auletta studio. Ho quasi sputato la birra, che è molto triste.

Tornato in camera mia, ho spento le luci e mi sono infilato a letto, iniziando a scrivere questa enorme catastrofe letteraria. Veramente da farsi cavare gli occhi. State sempre attenti a cosa leggete, leggete responsabilmente e non leggete prima di guidare.

Col tempo anche la scrittura si calibrerà, ma la liberazione del scrivere quello che si vuole è paradisiaca. In questo spazio non devo incastrare ogni termine, non devo depotenziare tutto tale da prevenire contro-esempi, refutazioni o altre cose simili. Non devo nemmeno argomentare perché penso quello che penso, se non lo voglio fare (non farlo sarebbe troppo noioso, tutto resta che ognuno abbia i propri tasti dolenti). La migliore di tutti, non devo far passare il testo attraverso la correzione di qualcuno, cosa che cerco sempre di fare, nonostante comporti tanta vergogna per chi scrive, e doppio del disagio per chi legge. La scrittura è una produzione passiva: non proietto o impongo quello che dico su nessuno, e nessuno deve sentire per forza quello che dico.

Con la libertà della forma c’è l’impiccio del contenuto. Non so cosa scriverò, a quale livello di confidenza o altro. Definitivamente cercherò di non parlare esplicitamente degli altri, per rispetto della loro privacy. Per la verità non penso di espormi troppo. Vedremo.

L’idea viene per causa del mio prof liceale di lingue, insegnava cinese e io ero pessimo, non era proprio nei miei interessi, né parte delle mie predisposizioni, ma sono estremamente felice di averlo conosciuto, il rimpianto non è sull’aver non studiato il cinese, ma sul non avergli dato quella soddisfazione che potrei avergli dato. Pazienza, alla fine non c’è niente di personale, è il suo lavoro. ne vede mille di come me. Anche lui ha un sito suo, dove pubblica foto, ha roba dal 2006, quando era perennemente infoiato con le ragazze coreane: ha conseguito un dottorato a Pechino ed è proprio da quel periodo che il suo blog inizia. È lodabile per tre motivi: il primo è che ha scritto quello che gli pare, sbattendosene gloriosamente del resto; il secondo è l’aver scelto di condividere le sue esperienze, per gente come me, che ha preso il treno per la prima volta forse a 18 anni; la terza è che, anche dopo venti anni, mantiene tutto online. Evidentemente non ha niente di cui vergognarsi.

E anche oggi ho scritto una massa di cazzate: ma se stai leggendo, allora sai dove hai cliccato. Certamente, oggi andrò a dormire presto, perché ho sentito gli uccellini ed è giorno. Sono le ore 0640.

 

24 marzo.

Affetto per chi legge

E

 

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